Tech e Tassi Fed: esiste ancora un legame negativo?

da Giuseppe
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Da inizio anno i mercati finanziari sono in apprensione per la situazione macroeconomica: caratterizzata da una forte inflazione, da un rallentamento della crescita dovuto ad una ancora non pienamente assorbita stretta alla Supply Chain e ad un salutare rallentamento a seguito del forte sprint post covid.

Partendo dallo scenario sovra-indicato è facile comprendere il perchè negli ultimi mesi sia avvenuto un flight to quality rilevante dai titoli Growth (maggiormente basati sulle aspettative di forti utili futuri) ai Value più incentrati sugli utili attuali; alla base di questo scenario, abbiamo ovviamente la politica monetaria restrittiva della FED, che attraverso lo strumento dei Tassi d’interesse ed il Tightening sul Rollover dei T-Bond in scadenza, sta drenando ingenti quantità di denaro dai mercati finanziari USA.

Ma nello specifico come agisce realmente la politica monetaria della FED sulle società del listino americano?

L’andamento ascendente dei tassi e il drenaggio di liquidità del tightening influiscono sia attraverso fattori finanziari che tramite fattori economici:

– Finanziariamente essi riducono il valore futuro degli utili previsti e nel breve termine direzionano le scelte degli investitori verso soluzioni maggiormente prudenziali (perchè dovrei rischiare su un titolo azionario quando il tasso del T-Bond a 5 anni equivale al dividendo di quel determinato titolo?)

– Economicamente questi strumenti di politica monetaria creano difficoltà alla gestione finanziaria del debito delle società (aumentandone il costo) e agiscono sui tassi di cambio in termini di rafforzamento della valuta locale (USD), causando difficoltà nel commercio con l’estero in termini di esportazioni

Analizziamo ora nello specifico il segmento tecnologico USA:

Se escludiamo le società che attualmente non generano utile, troviamo che la maggior parte del listino è composto da società a bassisimo leverage (uso del debito rapportato all’equity) e con una forte esposizione in termini di ricavi al mercato interno USA.

Se consideriamo questi aspetti è chiaro che con in un orizzonte temporale di medio termine il comparto prezza oggi a livelli estremamente interessanti e multipli di mercato che cominciano a far pensare ad un possibile ritorno dell’interesse degli investitori sul segmento a discapito di tutte quelle società  (utilities e industrie [escludo i bancari poichè beneficeranno enormemente del rialzo dei tassi, soprattutto quelle più esposte al segmento Banca Commerciale che basa i propri ricavi primariamente sul margine di interesse]), su cui oggi si concentrano le scelte degli attori di mercato che al momento considerano gli effetti finanziari della politica monetaria ma non ancora gli effetti economici sui bilanci societari, che invece si manifesteranno su orizzonti più lunghi e non appena le prossime trimestrali indicheranno quantitativamente il loro impatto.


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