Il 2023 sarà un anno da incorniciare per i mercati?

da Giuseppe
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“L’italiano non lavora, fatica” (Leo Longanesi)

Oggi è il giorno della Fed. Improbabili delle sorprese: +25 punti base che porteranno il tasso di riferimento al 4,75%. In assenza di forward guidance il mercato continua a basare le proprie aspettative sui dati macroconomici, possibile quindi un altro aumento di almeno 25 punti base, poi non si sa. Per il FMI i tassi Usa supereranno il 5% per poi rimanere stabili per un intervallo non di breve tempo. La Bce seguirà a ruota il giorno successivo. Atteso un aumento di 50 punti base, e purtroppo non sarà l’ultimo. Il gap con i tassi statunitensi è destinato a chiudersi quasi interamente come fa presumere anche l’andamento del cambio euro/dollaro passato da 0,90 a 1,1 in pochi mesi, e stabilizzandosi sui top. Le parole di Jerome Powell saranno fondamentali per orientare i mercati, almeno nel breve periodo. Probabile che il banchiere centrale numero uno al mondo ribadisca che la Fed manterrà i tassi alti fino a quando “il lavoro non sarà finito”, vale a dire portare l’inflazione all’obiettivo del 2%.

L’FMI promuove l’Italia

Dopo 5 tagli di fila il FMI ha alzato le stime di crescita mondiale. Abbandonati i toni cupi dello scorso ottobre per toni più moderati. La crescita nel 2023, sarà comunque inferiore all’anno precedente. Per il 2023 è atteso infatti un aumento del +2,9% (+0,2% sulla rilevazione precedente) del Pil mondiale. Promozione anche per l’Italia che nell’anno in corso dovrebbe registrare un incremento dell’economia dello 0,6%, in linea con la stima del Governo, e meglio della precedente previsione di – 0,3%. Si tratta della maggiore revisione al rialzo tra le economie del G20. Una situazione basata sul modo con cui il Paese è riuscito ad affrontare la crisi energetica, ovvero diversificando rapidamente le fonti di approvvigionamento e penalizzando meno l’attività di famiglie e imprese. Non a caso Piazza Affari nel mese di gennaio è la migliore Borsa d’Europa per performance e la seconda al mondo. A sorpresa la Germania è ancora fanalino di coda. Mentre dopo che nel 2022 la Cina per la prima volta da 40 anni è cresciuta meno della media globale, nel 2023 si riprenderà la scena. India infine, prima economia emergente al mondo per sviluppo economico.

Sarà un anno settoriale

A fare la differenza sui Mercati saranno non tanto gli indici quanto i singoli settori. E in questo senso il 2023 è iniziato a gonfie vele per il settore bancario che sta confermando con i primi risultati di bilancio un’ottimo stato di salute. Unicredit (BIT:), ieri +13%, ha chiuso il migliore esercizio da 10 anni. Ma in Europa e a Wall Street il settore più in salute è stato il tech, +16% nel vecchio continente, +9% il . Poco meno hanno fatto i titoli bancari in crescita del 14% a gennaio in Europa. Male il comparto energetico che invece era stato il migliore nel 2023. Voce fuori dal coro quella di JP Morgan (NYSE:) che, riferendosi ai listini Usa, ha dichiarato come il rally da un anno all’altro dovrebbe essere sfumato, poiché i rischi di recessione sono solo rimandati piuttosto che diminuiti. Per lo stratega Marko Kolanovic i titoli dei beni strumentali dovranno probabilmente affrontare un contesto più difficile nel corso dell’anno, mentre prevede una certa moderazione nella domanda di Treasury.


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